Il Potere dei Misteri

la sorpresa attira la nostra attenzione. Ma i misteri la trattengono.

I misteri affascinano per il bisogno intrinseco che generano di arrivare alla fine e conoscerne la soluzione: sappiamo che esiste una risposta ma non conosciamo quale sia.

Tutti in una certa misura condividiamo il fascino per le storie di mistero e soccombiamo al loro potere.

I misteri creano un bisogno di arrivare alla fine in due modi: innanzitutto generano meraviglia (il cosiddetto effetto “Huh?”), in secondo luogo sono avvincenti perchè seguono una sequenza narrativa ben precisa.

I misteri generano l’effetto “Huh?”

Tutti noi abbiamo sentito parlare del famoso effetto “Aha!”. L’effetto “Aha!” o effetto “Eureka! è l’esperienza che proviamo quando arriviamo a comprendere qualcosa quasi all’improvviso, un problema o un concetto che fino a poco tempo prima ci sembrava incomprensibile.

Ecco, nel suo articolo “What’s the best device for engaging student interest? The answer is in the title” del 2005, Robert Cialdini sostiene che l’effetto “Aha!” diventa molto più soddisfacente quando è preceduto dall’effetto “Huh?”

L’effetto “Huh?” è l’esperienza che proviamo quando ci ritroviamo coinvolti nel risolvere un mistero,

quella che ci tiene svegli fino alle 4 del mattino con un romanzo giallo in mano, quella che ci tiene incollati alla poltrona per sapere chi è l’assassino anche se il film è fatto con attori scarsi e la regia non è di qualità.

I misteri sono storie

Una seconda ragione per cui i misteri affascinano e fanno desiderare di conoscerne la soluzione è che essi hanno un impatto narrativo simile a quello delle storie e le storie hanno un inizio, una metà e una fine. Questa sequenza narrativa aiuta a rendere le storie misteriose avvincenti: l’inizio ci spinge verso il centro, che ci spinge verso la fine, che ci obbliga a mantenerci attenti.

I misteri sono potenti, dice Cialdini, e sono pedagogicamente superiori rispetto agli altri strumenti di presentazione in classe per coinvolgere e trattenere l’interesse degli studenti come la descrizione di fenomeni o il porre domande agli studenti.

Cialdini nella sua esperienza di insegnante testò a lungo il potere dei misteri nel tenere viva l’attenzione dei propri studenti, in particolare utilizzò questo metodo: all’inizio di ogni lezione introduceva un mistero su cui ritornava nel corso della lezione e solo alla fine della lezione rivelava la soluzione corretta.
Un giorno però calcolò male i tempi e la campanella che annunciava la fine della lezione suonò prima che potesse rivelare la risposta ad un enigma che aveva posto all’inizio.
Normalmente, 5-10 minuti prima della fine programmata della lezione, alcuni studenti iniziano già a prepararsi; i segnali sono noti: le matite vengono riposte, i quaderni piegati ed infilati negli zaini.

In quel caso però non c’erano stati tali preparativi, nessuno si era ancora mosso quando la campana suonò e quando Cialdini cercò di terminare la lezione rinunciando a spiegare la soluzione al mistero, fu colpito dalle proteste degli studenti. Gli studenti non lo avrebbero lasciato andare finché non avesse dato loro la soluzione del mistero. “I’ve stumbled onto dynamite!” (letteralmente “Sono inciampato sulla dinamite!) è il pensiero che fece Cialdini in quel momento.

Cialdini ritiene che un grande vantaggio dell’insegnamento usando i misteri sia che “il processo di risoluzione dei misteri è notevolmente simile al processo della scienza”.

Quindi, usando i misteri, gli insegnanti non aumentano solo l’interesse degli studenti per il tema della lezione; li addestrano ad utilizzare il pensiero scientifico

In letteratura, il genere del mistero (gialli, thriller) è popolare perché gli scrittori lavorano con abilità nel costruire un mistero avvincente che ci faccia desiderare di conoscere la risposta. Forniscono indizi e assicurano che la risposta non sia ovvia inserendo colpi di scena lungo il percorso e oscurando o trattenendo le informazioni chiave fino alla fine.

SE VUOI APPROFONDIRE:

“What’s the best secret device for engaging student interest? The answer is in the title” – Journal of Social and Clinical Psychology, Vol. 24, No. 1, 2005, pp. 22-29 – Robert B. Cialdini – Arizona State University

Robert Cialdini (1945) è uno psicologo statunitense, professore di Marketing all’Arizona State University.

Il Dott. Cialdini ha conseguito il dottorato presso l’Università della Carolina del Nord e un post-dottorato presso la Columbia University. Ha conseguito il dottorato onorario (Doctor Honoris Causa) presso la Georgetown University, l’Università di Scienze sociali e umanistiche di Wroclaw, in Polonia e l’Università di Basilea in Svizzera. Ha ricoperto incarichi di Visiting Scholar presso la Ohio State University, la University of California, la Annenberg School of Communications e la Graduate School of Business della Stanford University.

Cialdini è noto a livello internazionale per essere uno dei principali studiosi della psicologia sociale della persuasione. I suoi studi e le sue pubblicazioni sono considerate una delle più rilevanti matrici teorico-concettuali di settore, da cui si è poi articolata la ricerca sui processi cognitivi e relazionali della persuasione interpersonale.

In riconoscimento dei suoi eccezionali risultati di ricerca e contributi nella scienza comportamentale, il Dr. Cialdini è stato eletto all’American Academy of Arts & Sciences nel 2018 e alla National Academy of Sciences nel 2019.

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