Il pilota automatico e i driver ambientali

quanto siamo consapevoli del numero di decisioni relative all’alimentazione che prendiamo in un giorno e come l’ambiente influenza queste decisioni?

Mangiare è una delle attività che svolgiamo in maniera più automatica.

Brian Wansink nel 2005 condusse un curioso esperimento: in un cinema di Chicago ad un gruppo di spettatori venne regalato un grosso bicchiere di pop corn (240g) preparati 14 giorni prima, quindi senza dubbio vecchi e stantii mentre ad un secondo gruppo di spettatori venne regalato un bicchiere più piccolo (120g) ma degli stessi pop corn.

Ad un terzo gruppo di spettatori venne invece regalato un grosso bicchiere di pop corn freschi ed infine a un quarto gruppo venne regalato un bicchiere più piccolo ma sempre di pop corn appena preparati.

Al termine del film vennero raccolte le impressioni e i commenti degli spettatori sui pop corn e venne misurato quanto avevano consumato di ogni bicchiere.

I risultati furono davvero interessanti.

Coloro che avevano ricevuto pop corn freschi nei bicchieri grandi avevano mangiato il 45,3% in più rispetto a coloro che avevano ricevuto i pop corn freschi nei bicchieri piccoli.
La stessa correlazione apparve anche rispetto al consumo dei pop corn stantii: coloro che avevano il bicchiere grande avevano consumato il 33,6% in più rispetto a coloro che avevano il bicchiere piccolo nonostante commentassero che “Era come mangiare polistirolo…”.

A coloro che avevano ricevuto il bicchiere grande venne anche chiesto se avessero mangiato di più a causa delle dimensioni del bicchiere ma la maggior parte negò commentando: “Non mi faccio ingannare da cose del genere…”.

L’esperimento (ripetuto anche in altri contesti e con altri cibi) dimostra in primis che

in molte situazioni le persone si mettono in modalità “pilota automatico”, in cui non prestano attivamente attenzione all’attività che stanno svolgendo e mangiare mentre si guarda un film, o la televisione, o si lavora/gioca al pc è una di queste.

In seconda battuta l’esperimento suggerisce il ruolo della dimensione delle confezioni e dei contenitori nell’influenzare le quantità consumate:

anche quando gli alimenti non sono appetibili, un contenitore di grandi dimensioni può portare ad un’alimentazione eccessiva.

I driver ambientali nell’alimentazione
I driver ambientali del consumo alimentare possono essere classificati come relativi all’ambiente in cui ci si trova come l’atmosfera, l’ora del giorno, le interazioni sociali e le distrazioni o relativi al contesto in cui viene fornito e presentato il cibo ossia la dimensione del pacchetto o della porzione e il modo in cui viene servito.

Entrambi i driver contribuiscono in maniera diretta al volume di quanto viene consumato.
Ad esempio, cenare con un amico può avere un impatto diretto sui consumi a causa della maggiore durata del pasto.

La consapevolezza dell’esistenza di questi meccanismi che condizionano il nostro “pilota automatico” può aiutarci nelle scelte di alimentazione e permetterci di indirizzarci verso un aumento del consumo di cibi salutari (in grandi porzioni).

SE VUOI APPROFONDIRE:

“Bad Popcorn in Big Buckets: Portion Size  Can Influence Intake as Much as Taste” – Wansink, B., & Kim, J. – 2005-  Journal of Nutrition Education and Behavior, 37:5 (Sept-Oct), 242-5.

Brian Wansink (1960), è stato professore, ricercatore e direttore del Food and Brand Lab alla Cornell University.

Il suo lavoro di ricerca si è concentrato sulle scelte alimentari delle persone e sui modi per influenzare tali scelte e migliorare abitudine sbagliate.

La brillante carriera del professor Wansink è terminata nel 2019 quando si è dimesso dalla Cornell University in seguito ad un’indagine iniziata nel 2016 sui suoi metodi di indagine scientifica.

Alcuni suoi articoli vennero infatti messi in discussione trovando “numerosi casi di gestione inappropriata dei dati e dell’analisi statistica”. Il sito Buzzfeed News ha ricostruito la vicenda, svelando il contenuto di alcune mail fra Wansink e diversi collaboratori e intervistando ex-studenti dello scienziato: pare che il metodo di lavoro al Food and Brand Lab, fosse quello di raccogliere i dati e, solo in secondo momento, cercare di tirarne fuori qualcosa. Nessuna teoria da provare a monte, nessuna ipotesi di partenza se non alcune considerazioni apparentemente intuitive o appetibili per i mass-media. L’articolo veniva costruito ad hoc a posteriori, tirando per i capelli delle correlazioni non proprio cristalline.

L’articolo “Bad Popcorn in Big Buckets: Portion Size Can Influence Intake as Much as Taste” a cui abbiamo fatto riferimento per parlare di “pilota automatico” e di consapevolezza alimentare non è tra quelli ritirati o messi in discussione.

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