L’Intento del Comandante

far comprendere l’intenzione vale molto più che dettagliare l’intero piano.

Nella pianificazione militare dei Marines degli Stati Uniti ogni rapporto inizia con la Dichiarazione di Missione che descrive chi, cosa, quando, dove e perché (le 5 W) di come verrà eseguita una missione.

A seguire viene esplicitato sempre l’Intento del Comandante (Commander Intent) che descrive come il comandante immagina il campo di battaglia al termine della missione.

L’Intento del Comandante mostra come appare il successo della missione, riconosce pienamente il caos, la mancanza di un quadro informativo completo, i cambiamenti nella situazione del nemico e altri fattori rilevanti che possono rendere un piano completamente o parzialmente obsoleto quando viene eseguito.

Specificando lo stato finale desiderato di un’operazione il ruolo dell’Intento del Comandante è di potenziare i subordinati e guidare la loro iniziativa e improvvisazione mentre adattano il piano al mutare delle condizioni sul campo di battaglia.

L’Intento del Comandante potenzia l’iniziativa, l’improvvisazione e l’adattamento fornendo la visione di come si presenta una conclusione positiva.

L’Intento del Comandante e il D-Day

Durante la seconda guerra mondiale, l’invasione aerea e marittima della Francia il 6 giugno 1944 (D-Day) era stata pianificata per anni. Le forze aeree britanniche, canadesi e americane pianificarono e provarono per mesi una serie precisa di atterraggi di alianti e paracadutisti progettati per conquistare ponti, incroci stradali e altri terreni chiave che avrebbero consentito alle forze di invasione da terra di avanzare rapidamente.

Le forze di invasione aerea poco dopo essere decollate dall’Inghilterra capirono che mesi e mesi di pianificazione sarebbero svaniti in un istante.

I paracadutisti cadevano in zone di atterraggio non contrassegnate, gli alianti atterravano nelle aree sbagliate e migliaia di soldati di diverse unità furono mescolati insieme nella notte. Sembrava un disastro militare annunciato.

Tuttavia, poche ore dopo, gli obiettivi militari originali furono raggiunti da unità ad hoc che affrontarono l’agguerrita resistenza tedesca.

L’Intento del Comandante aveva salvato la missione. Generali e soldati di tutti i livelli avevano capito che, indipendentemente da dove fossero atterrati, dovevano formare delle unità e prendere i ponti e i terreni chiave.
Il piano provato per mesi fu un fallimento, ma l’Intento del Comandante inserito in cima ad ogni ordine e l’addestramento potenziarono l’improvvisazione e l’iniziativa che permisero di salvare la missione.

Ad alti livelli dell’esercito, l’Intento del Comandante può essere relativamente astratto: “Rompere la volontà del nemico nella regione sud-orientale”.
A livello tattico, per colonnelli e capitani, diventa molto più concreto: “Il mio intento è di avere il Terzo Battaglione sulla Collina 4305, di far liberare la collina dal nemico, in modo da poter proteggere il fianco della Terza Brigata mentre loro passano attraverso le linee.”

Il concetto di Intento del Comandante oggi

L’Intento del Comandante applicato alla strategia militare dimostra che quando gli ufficiali mettono in evidenza l’obiettivo più importante di un’operazione e condividono con i soldati la destinazione desiderata, questi si sentono liberi di improvvisare se necessario per arrivare lì.

Lasciare uno “spettro di improvvisazione” alle persone dopo che hanno compreso il piano consente loro di deviare dalla pianificazione iniziale e mettere in campo velocemente nuove strategie e aggiustamenti per raggiungere l’obiettivo.

Condividere con il proprio team l’Intento del Comandante è fondamentale per portare a casa il risultato e lasciando uno spettro di improvvisazione si conservano i processi e si adattano solo gli elementi necessari.

Le aziende possono favorire lo sviluppo nei dipendenti di tecniche per accrescere la capacità di iniziativa e di improvvisazione nel seguire l’Intento del Comandante.

Chad Storlie in un articolo pubblicato nel 2010 sull’Harvard Business Review (Manage Uncertainty with Commander’s Intent) suggerisce 3 attività formative da attuare in azienda:

  1. simulazioni: far esercitare i dipendenti in simulazioni di presentazioni per lanci di nuovi prodotti e di analisi della concorrenza inserendo elementi imprevisti consente loro di far pratica nell’affrontare i cambiamenti imprevisti e i dinamismi che potrebbero presentarsi nella realtà
  2. piccoli progetti: assegnare ad un gruppo di dipendenti un piccolo progetto come l’ingresso in un nuovo mercato o lo sviluppo di un nuovo prodotto che comporti pochi rischi per il business principale dell’azienda è un modo per costruire fiducia e mettere alla prova il loro spettro di improvvisazione
  3. case studies: la condivisione e lo studio di case studies aziendali e di episodi realmente accaduti permette di conoscere idee e prospettive sul valore dell’improvvisazione nella storia e negli affari.

L’intento del Comandante è la definizione e la descrizione di ciò che produrrà un’operazione di successo.

L’Intento del Buon Comandante consente a dipendenti e team di adattare il piano utilizzando l’improvvisazione, l’iniziativa e l’adattamento per raggiungere gli obiettivi del piano originale.

SE VUOI APPROFONDIRE:

“Manage Uncertainty with Commander’s Intent” – HBR – Chad Storlie – 2010

Chad Storlie è un ex militare, è stato ufficiale delle forze speciali dell’esercito americano per oltre 20 anni prestando servizio in Iraq, Bosnia, Corea e in tutti gli Stati Uniti.

Conclusa l’esperienza nell’esercito si è dedicato al marketing e alla divulgazione scrivendo per Harvard Business Review, Military.com e sulla rivista Oxford Leadership. Ha insegnato marketing alla Creighton University e sviluppato Combat Analytics – un processo di valutazione della controinsurrezione. Chad ha conseguito una laurea in storia presso la Northwestern University e un MBA presso la Georgetown University.

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